Re: LA TUNICA STRACCIATA - Tito Casini
Publié : mar. 02 nov. 2021 17:35
Quantum potes, tantum aude: quia maior omni laude, nec laudare sufficis. - Sii ardita quanto puoi: egli supera ogni lode, non vi è canto degno.
Laudis thema specialis, panis vivus et vitalis, hodie proponitur. - Pane vivo, che dà vita: questo è tema del tuo canto, oggetto della lode.
Sit laus plena, sit sonora, sit iucunda, sit decora mentis iubilatio. - Lode piena e risonante, gioia nobile e serena sgorghi dallo spirito.
In hac mensa novi Regis, novum Pascha novae legis, phase vetus terminat. - È il banchetto del nuovo Re, nuova Pasqua, nuova legge; e l'antico ha termine.
Vetustatem novitas, umbram fugat veritas, noctem lux eliminat. - Cede al nuovo il rito antico, la realtà disperde l'ombra: luce, non più tenebra.
Quod in coena Christus gessit faciendum hoc expressit in sui memoriam. - Cristo lascia in sua memoria ciò che ha fatto nella cena: noi lo rinnoviamo.
Doctis socris institutis, panem, vinum in salutis consecramus hostiam. - Obbedienti al suo comando consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza.
Sub diversis speciebus, signis tantum et non rebus, latent res eximiae. - È un segno ciò che appare; nasconde nel mistero realtà sublimi.
Caro cibus, sanguis potus: manet tamen Christur totus sub utraque specie. - Mangi carne, bevi sangue: ma rimane Cristo intero in ciascuna specie.
Sumit unus, sumunt mille quantum isti, tantum ille, nec sumptus consumitur. - Siano uno, siano mille, ugualmente lo ricevono: mai è consumato.
Sumunt boni, sumunt mali: sorte tamen inaequali, vitae vel interitus - Vanno i buoni, vanno gli empi; ma diversa ne è la sorte, vita o morte provoca.
Ecce panis Angelorum, factus cibus viatorum, vere panis filiorum; non mittendus canibus... - Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli:, non va gettato ai cani...
I cani, certo, scapperebbero - come mi pare di aver già scritto a un dei vostri
- a sentirsi tirar dietro di questi «versi», revulsivi per dei cannibali («Mangi
carne, bevi sangue...») pur robusti di stomaco. E la meraviglia non è che certe
cose si siano scritte (Nil admirari! disse già Orazio): la meraviglia è che ci sia,
fra i preti, forse perfino fra i vescovi, chi ha la forza di dirle.
Dirle, declamarle, come voi suggerite, nell'attesa e non nell'impossibilità,
per voi, di cantarle, e chissà che non si arrivi o si sia già arrivati anche a questo,
magari con le note medesime di san Tommaso! «Sii ardita quanto puoi», e a
veder quello che si è fatto, quello che si fa, quelle che in nome della Riforma
s'intende di fare in ogni campo, ci par che questa sia la consegna e la misura
data da voi giusto ai vostri arditi, alla vostra compagnia-guastatori nel metterla all'opera.
Continua...